CHE COSA E’ LA MENOPAUSA
Per capire cos’è la menopausa bisogna sapere come funziona l’organismo femminile in condizioni fisiologiche. Nella prima figura è schematizzata la produzione degli ormoni che regolano il ciclo mestruale (gli ormoni sono sostanze chimiche prodotte in un certo settore dell’organismo che, trasferite attraverso la circolazione del sangue, vanno a dare dei comandi ad altri settori in cui determinano degli effetti precisi). L’IPOFISI, piccola ghiandola situata sotto gli emisferi cerebrali, produce ciclicamente le gonadotropine (FSH e LH) che vanno a stimolare le OVAIE, inducendovi l’ovulazione. Ubbidendo a questo stimolo ad ogni ciclo le ovaie mandano in maturazione una piccola quota delle uova che esse contengono. Così facendo esse contemporaneamente producono gli ormoni sessuali femminili, estrogeni e progesterone, il cui compito principale è quello di stimolare l’utero, ed in particolare l’endometrio – strato interno che tapezza la cavità uterina – a crescere per prepararsi ad accogliere un’eventuale gravidanza. In assenza di gravidanza tutto il sistema ormonale suddetto si blocca e questa nuova situazione, venendo a mancare il supporto ormonale all’utero, si traduce in mestruazione.
Contemporaneoamente al ciclo mestruale e alla regolazione delle ovulazioni gli estrogeni svolgono altre importanti funzioni andando a stimolare cellule di altri settori dell’organismo (seconda figura): a livello mammario stimolano lo sviluppo delle ghiandole; intervengono sul metabolismo dei grassi favorendo la produzione di colesterolo buono, proteggendo in tal modo le pareti vascolari e il normale funzionamento della circolazione; a livello dello stomaco consentono la sintesi delle vitamine D e, insieme a queste ultime, l’assorbimento di calcio e, a livello osseo, l’introduzione ed il ricambio di minerali calcici nella matrice ossea. Mantengono l’idratazione e l’elasticità della pelle e delle mucose, in particolare delle mucose vaginali e della vescica. Favoriscono un buon trofismo muscolare, particolarmente importante a livello del gruppo muscolare che costituisce il sostegno del pavimento pelvico. Infine agiscono favorevolmente a livello cerebrale, probabilmente stimolando cellule produttrici di sostanze localmente importanti per il mantenimento di un normale funzionamento dei neuroni (le cellule del tessuto nervoso) e per la regolazione dell’umore.
Con il termine di menopausa si intende il momento (o periodo) in cui il ciclo mestruale viene a cessare. Non è completamente chiaro perché ciò avvenga, ma comunque questo evento si accompagna all’esaurimento della funzione ovarica: le ovaie esauriscono le cellule-uovo (ovociti) disponibili e non ovulano più; altre volte accade che, pur essendoci ancora cellule-uovo disponibili, cessa il funzionamento e l’ovaio non manda più in maturazione gli ovociti. Indipendentemente da tutto ciò, la menopausa corrisponde alla cessazione dei cicli mestruali, del ciclo ovulatorio e delle funzioni di produzione ormonale. La secrezione ovarica di estrogeni crolla e il livello degli estrogeni nel sangue si riduce di circa 10 volte.
Nel tentativo di costringere le ovaie a funzionare l’ipofisi aumenta a dismi- sura la produzione di gonadotropine (figura a lato), sen- za peraltro ottene- re alcun effetto. Al contrario l’iperfun- zione della regione ipofisaria stimola il centro regolatore della temperatura corporea, stretta- mente adiacente, provocando le cosiddette vampate e le sudorazioni che facilmente accompagnano le prime fasi della menopausa.
CHE COSA SUCCEDE IN MENOPAUSA?
Al di la di quanto si è detto non è obbligatorio che con la menopausa debba necessariamente accadere qualcosa. Ci sono persone, e ci sono sempre state, che trascorrono la menopausa ed il periodo successivo della vita in assoluta serenità, senza disturbi di alcun genere, raggiungendo un’età ragguardevole senza patologie rilevanti. Ciò non toglie che, una volta cessata la funzione delle ovaie, si verifichino comunque dei cambiamenti legati sia al tempo che passa sia alla carenza di ormoni estrogeni: alcune Pazienti tollereranno con facilità tali cambiamenti, altre ne riceveranno un notevole sconforto, e non sarà possibile prevedere in anticipo il compor-tamento del singolo individuo.
Gli effetti della ridotta produzione ormonale estrogenica riguarderanno quei settori dell’organismo che dagli estrogeni traevano beneficio: a breve termine si potranno verificare disturbi cosiddetti vasomotori (vampate, sudorazioni, prevalentemente notturne), insonnia, variazioni dell’umore e del comportamento a sfondo sostanzialmente depressivo (queste ultime, se presenti, riconoscono sicuramente motivazioni più complesse della semplice carenza ormonale). Frequentemente il momento menopausale coincide, per motivi non del tutto noti, con la comparsa di ipertensione. Nel giro di 3-5 anni si potranno osservare cambiamenti a livello della pelle; una progressiva atrofia delle mucose vaginali e vescicali potrà causare disturbi nei rapporti, più frequenti vaginiti e cistiti e, più tardivamente, modificazioni nella capacità di controllo della minzione. In un periodo di tempo solitamente ancora più lungo (5-10 anni) si potranno avere peggioramento del quadro lipidico (aumento di colesterolo e trigliceridi), conseguente danno circolatorio con aumento del rischio di fatti ischemici (infarti, trombosi cerebrali), peggioramento del ricambio minerale nel tessuto osseo con comparsa di osteoporosi.
Relativamente a quest’ultima la cosiddetta MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) permette oggi un buon monitoraggio della situazione ossea. Abitualmente il risultato della MOC viene fornito con un grafico di interpretazione non del tutto semplice: la linea curva rossa indica l’andamento della densità ossea nella media della popolazione con l’avanzare dell’età, mentre la fascia azzurra rappresenta l’andamento di tutta la popolazione. Solitamente la densità è massima dopo i 40 anni e prima della meno-pausa (collocata sui 48 anni); inizia a diminuire poco prima della menopausa per diminuire poi bruscamente successivamente ad essa. Diminuendo la densità ossea la robustezza dell’osso diminuisce: abbiamo indicato 2 fasce, all’interno delle quali l’osso dapprima diventa un po’ frogile, poi talmente fragile da essere a rischio di frattura anche con piccoli traumi. Dunque col passare degli anni la maggior parte della popolazione femminile entra “fisiologicamente” nelle aree a rischio: possiede aree più o meno estese di osteoporosi è può essere a rischio di frattura.
Fratture ossee importanti, fatti ischemici (infarto, ictus) e tumori maligni sono le patologie più frequenti e più gravi della cosiddetta terza età. Un buon controlli di queste patologie dovrebbe comportare una migliore qualità di vita nella Paziente anziana. Da queste considerazioni è dipeso l’attuale indirizzo all’esecuzione della cosiddetta HRT (Hormonal Replacement Therapy), che viene oggi consigliata alla maggior parte delle donne che entrano in menopausa. La somministrazione di estrogeni compensa il crollo della produzione da parte delle ovaie e tende a prevenire gli effetti dannosi che abbiamo elencato. Per limiti di spazio non possiamo in questa sede fare una discussione esauriente dei pro e dei contro della terapia ormonale sostitutiva e ci limitiamo ad elencare alcuni concetti fondamentali: 1. la terapia è estremamente efficace ed agisce contemporaneamente su tutte le patologie elencate; 2. una somministrazione generalizzata e indiscriminata di estrogeni a tutta la popolazione rappresenta probabilmente un errore tera-peutico, costringendo alla terapia anche Pazienti che presumibilmente non avrebbero avuto problemi; 3. la terapia estrogenica mantiene una stimolazione della ghiandola mammaria che altrimenti naturalmente sarebbe cessata: ciò comporta che, con somministrazioni mantenute per più di 10 anni, si verifica un leggero ma significativo incremento del rischio di tumore mammario; 4. la terapia deve essere praticata in modo da mentenere un regolare ciclo mestruale: ciò previene la formazione di tumori della cavità uterina; terapie estrogeniche senza ciclo mestruale possono rappresentare un rischio per l’utero e devono essere attentamente valutate e attiva-mente sorvegliate dal Curante; 5. l’assunzione di prodotti omeopatici (“fitoestrogeni” o simili) non è altrettanto efficace ed il rapporto costo/beneficio di tali farmaci non appare favorevole; questi prodotti contengono comunque derivati della soia che mostrano un leggero effetto protettivo verso la patologia mammaria.
Solitamente la densità è massima dopo i 40 anni e prima della meno-pausa (collocata sui 48 anni); inizia a diminuire poco prima della menopausa per diminuire poi bruscamente successivamente ad essa. Diminuendo la densità ossea la robustezza dell’osso diminuisce: abbiamo
indicato 2 fasce, all’interno delle quali l’osso dapprima diventa un po’ frogile, poi talmente fragile da essere a rischio di frattura anche con piccoli traumi. Dunque col passare degli anni la maggior parte della popolazione femminile entra “fisiologicamente” nelle aree a rischio: possiede aree più o meno estese di osteoporosi è può essere a rischio di frattura.
Fratture ossee importanti, fatti ischemici (infarto, ictus) e tumori maligni sono le patologie più frequenti e più gravi della cosiddetta terza età. Un buon controlli di queste patologie dovrebbe comportare una migliore qualità di vita nella Paziente anziana. Da queste considerazioni è dipeso l’attuale indirizzo all’esecuzione della cosiddetta HRT (Hormonal Replacement Therapy), che viene oggi consigliata alla maggior parte delle donne che entrano in menopausa. La somministrazione di estrogeni compensa il crollo della produzione da parte delle ovaie e tende a prevenire gli effetti dannosi che abbiamo elencato. Per limiti di spazio non possiamo in questa sede fare una discussione esauriente dei pro e dei contro della terapia ormonale sostitutiva e ci limitiamo ad elencare alcuni concetti fondamentali: 1. la terapia è estremamente efficace ed agisce contemporaneamente su tutte le patologie elencate; 2. una somministrazione generalizzata e indiscriminata di estrogeni a tutta la popolazione rappresenta probabilmente un errore tera-peutico, costringendo alla terapia anche Pazienti che presumibilmente non avrebbero avuto problemi; 3. la terapia estrogenica mantiene una stimolazione della ghiandola mammaria che altrimenti naturalmente sarebbe cessata: ciò comporta che, con somministrazioni mantenute per più di 10 anni, si verifica un leggero ma significativo incremento del rischio di tumore mammario; 4. la terapia deve essere praticata in modo da mentenere un regolare ciclo mestruale: ciò previene la formazione di tumori della cavità uterina; terapie estrogeniche senza ciclo mestruale possono rappresentare un rischio per l’utero e devono essere attentamente valutate e attiva-mente sorvegliate dal Curante; 5. l’assunzione di prodotti omeopatici (“fitoestrogeni” o simili) non è altrettanto efficace ed il rapporto costo/beneficio di tali farmaci non appare favorevole; questi prodotti contengono comunque derivati della soia che mostrano un leggero effetto protettivo verso la patologia mammaria.
Commenti più recenti
25.07 | 12:37
Caro Giovanni, ho incontrato per caso questa tua pagina e non ho resistito ...